CANDIDATE KETOGOURMET AL CUCINA BLOG AWARD!

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Cari amici,

avete apprezzato le storie, i consigli, le ricette di KETOGOURMET? Pensate che sia un blog utile per le famiglie?  Tra i tanti blog dedicati alla  cucina credete che possa avere spazio la storia di un cibo speciale che diventa cura?

Allora mandate subito una mail a: cucina@corriere.it  (oggetto : Cucina Blog Award 2018) e canditate KETOGOURMET!

Con il vostro appoggio, potremmo essere selezionati per il CUCINA BLOG AWARD 2018 del Corriere della Sera!

Perchè KETOGOURMET?

  • perchè è un blog creato da una famiglia con un bambino con epilessia farmacoresistente, che grazie alla dieta chetogena è riuscito a controllare le crisi;
  • perchè, a partire da un’esperienza personale, offre un aiuto concreto alle altre famiglie che possono averne bisogno;
  • perchè dimostra che anche il cibo che cura può essere “Gourmet”!

Sarebbe una grande occasione per dare visibilità alla dieta chetogena, per raccontare l’impegno di tante famiglie, e anche per cercare di rendere accessibile la dieta ai tanti che ne potrebbero beneficiare e che non la conoscono!

E’ il momento del mail-bombing!

 

 

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La storia di Penelope e i segreti del pranzo lillipuziano che cura

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Cari amici di KETOGOURMET,  abbiamo chiesto alla provetta Ketochef Vania di raccontarci la storia di Penelope.

 

Penelope ha 11 anni ed è affetta da una malattia rara – la Sindrome di Dravet. La sua storia è piena di alti e bassi, momenti bui, e altri pieni di sole, come capita a tutti i bambini che hanno una forma di epilessia farmacoresistente. Penelope è stata anche relativamente fortunata:  per un paio d’anni le sue crisi arrivavano solo con rialzi febbrili, quindi poche volte l’anno. Da giugno 2017 la situazione è cambiata. Le assenze, le mioclonie, le convulsioni sono ricomparse anche senza febbre e più volte al giorno. E a nulla è servito aumentare il dosaggio dei farmaci. Così siamo arrivati alla dieta chetogena. A pensarci adesso, avremmo dovuto provarla prima. La dieta non dovrebbe essere l’ultima possibilità, dopo aver sottoposto i nostri figlie ad una serie di cocktail di farmaci che oltre non controllare le crisi portano anche a dei pesanti effetti collaterali.

Quali sono secondo te le cose più impegnative e difficili nella dieta?

Le difficoltà della dieta chetogena per le famiglie sono molteplici, non lo nascondo. Ma tutto diventerebbe molto più gestibile se solo ci fosse, da parte del centro che segue il bambino, una maggiore informazione e preparazione alla dieta. Noi abbiamo dovuto imparare da soli quali fossero gli alimenti consentiti e quelli no; la differenza che c’è tra un prodotto di una certa marca rispetto ad un’altra; andare a scovare i valori nutrizionali nelle famose tabelle INRAN; crearci un ketocalcolatore su misura per poter essere indipendenti e soddisfare i gusti e le abitudini alimentari di Penelope. Fondamentale in tutto questo caos è il supporto che arriva dalle altre famiglie che da anni fanno la dieta chetogena.  Ma non siamo tutti uguali e magari qualcuno, sentendosi abbandonato a sè stesso, getta la spugna dopo pochi mesi. La frustrazione che si prova quando si prepara da mangiare chetogeno alla propria figlia e vederla star male lo stesso, è una prova molto dura per un genitore.

Quali sono secondo le le cose più belle/stimolanti della dieta?

Lo chef ketogeno di casa deve imparare a misurare carboidrati, grassi, proteine e calorie. Deve destreggiarsi tra le piccole porzioni di cibo da preparare, alla stregua di un pranzo lillipuziano. Ogni volta che impiatto con cura e vedo mia figlia che mangia tutto con gusto, quando vedo i progressi quotidiani, la soddisfazione e la voglia di andare avanti mi ripaga di tutte le fatiche.

Noi da subito abbiamo notato un miglioramento importante dal punto di vista cognitivo, anche se ad oggi non siamo arrivati ad un controllo delle crisi e forse non ci arriveremo mai. Quando Penelope sta bene ed è abbastanza stabile, è più presente, ha un linguaggio più sciolto, non le tremano più le mani, fa cose che non ha mai fatto in 11 anni ed ha consapevolezza della sua situazione.  Solo questo ripaga delle notti insonni, delle ricerche e letture infinite sulla dieta. Di notte  “ la sua tela chetogena ” si disfa, ma lei di giorno fa di tutto per ricucirla…e noi con lei.

C’è qualcosa che vuoi dire alle famiglie che stanno per iniziare la dieta?

Superare i primi mesi di grosse difficoltà e montagne da scalare, chiedere  aiuto a chiunque possa avere ulteriori informazioni sulla dieta, non tralasciare il minimo particolare che possa influenzare il successo della dieta, tempestare di email la vostra dietista….. e non ultima ma importantissima cosa: prendetevi del tempo per voi al di là della dieta!

Vania

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Su Vita.it la storia di un food blogger molto speciale: Franco Ripa di Meana di KETOGOURMET!

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C’è anche un blog di cucina molto particolare tra i sostenitori della campagna dell’associazione a favore di due progetti contro l’epilessia infantile promossi da Federazione Italiana epilessie e Fondazione Bambino Gesù di Roma. Abbiamo incontrato Franco Ripa di Meana, food blogger grazie al figlio Martino”. Inizia così  l’intervista di Vita.it a KETOGOURMET. Leggete per saperne di più!

http://www.vita.it/it/article/2018/02/05/per-noi-il-cibo-e-parte-della-cura-parola-di-ketogourmet/145855/

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La storia di Gabriele

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Con la storia di Gabriele, scritta dalla mamma Rita, inauguriamo uno spazio dedicato alle famiglie che vogliono raccontare la loro esperienza con la dieta chetogena per l’epilessia.

Gabriele ha le prime crisi a 4 mesi. Inizia tutto con dei pianti notturni strani, forti e inspiegabili in corrispondenza di una febbre molto alta. Dopo pochi giorni il ricovero in ospedale a Sassari, e la diagnosi di “Sindrome di West”.

Facciamo tutta la trafila: risonanza magnetica, esami genetici e metabolici, ma non viene fuori niente.

Poi inizia la corsa alla terapia, prima il Sabril, poi il Topamax, il Frisium, ma nessun farmaco sembra in grado di controllare le sue crisi che arrivano a superare i 100 cluster di spasmi al giorno. Poi ancora, l’ACTH, il Benadon, l’idrocortisone, tutti portati al massimo dosaggio, ma senza benefici.

Gabriele non fa progressi a livello psicomotorio, raggiunge il controllo del capo ma non e’ in grado di afferrare niente. Ha una forte ipotrofia in tutto il corpo. All’eta’ di due anni e 4 mesi riesce a stare seduto ma ha una marcata cifosi.

Dopo diversi tentativi i dottori finalmente ci propongono di provare la dieta chetogena, seguiti dall’Ospedale Mondino di Pavia.

Dopo solo due settimane dall’inizio della dieta spariscono tutte le crisi. 

Ora Gabriele ha 5 anni, cammina da solo ed è in grado di afferrare tutto. Ancora non parla, ma ci stiamo lavorando. Il tracciato dell’elettroencefalogramma e’ finalmente pulito.

Non nascondo che all’inizio ero spaventata, avevo paura di non essere in grado di gestire questa dieta, così difficile e strana. Ma appena ho visto i primi risultati ho iniziato ad essere sempre più’ felice e convinta di aver finalmente trovato la strada giusta per il nostro guerriero. 

Se inizialmente vedevo solo salite nell’intraprendere questa strada, ora mi sembra tutta una discesa. Gestisco abbastanza bene la dieta, cerco di fargli condurre una vita normale. La chetogena non ci ferma in nessun caso: facciamo viaggi e festicciole, utilizzando naturalmente i suoi prodotti.

Per i suoi 5 anni sono riuscita a preparagli una meravigliosa Ketotorta al cioccolato: non potete immaginare la felicità di Gabriele!

Rita

 

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