KETOGOURMET intervista Fabio Piccini /2

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Cari amici di KETOGOURMET, ecco la seconda e ultima parte dell’intervista a Fabio Piccini, autore di un eccellente libro sulle diete chetogeniche, da poco uscito in libreria e in formato e-book.

Le diete chetogeniche sono sufficentemente diffuse nel nostro paese, o ci sono dei margini per migliorare?

Purtroppo, come spesso succede in altri ambiti della ricerca, il nostro paese è piuttosto indietro per quanto riguarda sia l’uso che la conoscenza delle terapie chetogeniche e uno dei motivi per cui ho deciso di scrivere questo libro, proprio come accadde quando scrissi il mio primo testo sul digiuno intermittente, è stato quello che spero possa servire a tirare il classico sasso nella piccionaia. Il fatto di capire che una terapia chetogenica non nega l’importanza delle terapie farmacologiche ma che può essere un modo per incrementarne l’efficacia riducendone gli eventuali effetti collaterali dovrebbe incoraggiare anche i medici a cercare di saperne di più. Non fu forse lo stesso Ippocrate ad affermare che la prima medicina dovrebbe essere i cibo?

Ci sono delle resistenze o dei preconcetti nei riguardi dei trattamenti chetogenici?

Le resistenze e i preconcetti (come spesso succede) nascono più dall’ignoranza che non da una critica dei concetti teorici che spiegano l’efficacia di queste diete. Del resto in medicina è noto che tutte le nuove terapie impiegano tempo prima di essere accettate dalla comunità scientifica. Quindi mi aspetto che il mondo medico inizierà presto a rivedere le proprie opinioni nei confronti delle terapie chetogeniche.

Cosa dovrebbe fare un lettore di KETOGOURMET che volesse seguire una dieta chetogenica?

La prima cosa che dovrebbe fare una persona che, per qualsivoglia motivo, desideri intraprendere una terapia chetogenica è quello di parlarne con un medico che abbia familiarità con l’uso di queste diete, resistendo alla tentazione di provarci da solo. Lo dico perché i protocolli chetogenici sono tanti e diversi e, soprattutto quelli che permettono di ottenere i livelli di chetosi più elevati, possono avere controindicazioni e/o effetti collaterali. Ecco perché è opportuno che la dieta venga supervisionata da uno specialista. Un medico competente sarà in grado di accompagnare il paziente nell’implementazione della dieta aiutandolo a metterla a punto con il minimo dei problemi.

Lei rivela al lettore che ha scritto il suo libro mentre seguiva una dieta chetogenica combinata ad un protocollo di digiuno intermittente; continua ad alimentarsi seguendo questo metodo?

In realtà sono molti anni che io utilizzo digiuno intermittente, restrizioni caloriche e diete chetogeniche in maniera ciclica. Il motivo è che, soffrendo di una patologia ereditaria che coinvolge sia il metabolismo delle lipoproteine che del glucosio, se non facessi in questo modo, sarei piuttosto ammalato e non potrei permettermi di condurre la vita attiva che a me piace. Per questi motivi ho anche iniziato a interessarmi di microbioma umano e questo mi ha portato poi a introdurre gli alimenti fermentati nella mia dieta.

Il low-carb è sul punto di sostituire il low-fat come principio nutrizionale associato ad una buona salute?

Lo stile low-fat / high carb ha dimostrato la sua inefficacia nel migliorare i parametri salutari di tutti i popoli occidentali negli ultimi cinquant’anni (si veda in proposito l’evoluzione delle linee guida nutrizionali e la loro correlazione con le principali patologie del secolo). Fermo restando che ciascuno dovrebbe trovare lo stile nutrizionale che meglio si adatta alla sua genetica, non credo che le diete a elevato tenore di carboidrati possano oggi essere ritenute salutari. E’ chiaro che anche per quanto riguarda il termine high-fat è necessario intendersi bene onde evitare errori, ma globalmente si rischiano meno danni alla salute se, a parità di alimenti biologici, stagionali e locali si assumono più lipidi che carboidrati.

E alla fine, una domanda a parti rovesciate!

 Come ultima cosa spero che prima o poi deciderete di pubblicare un libro di ricette, suddivise per rapporti chetogenici, dato che nel momento in cui le diete chetogeniche inizieranno a diffondersi (cosa che tutti ci auspichiamo), un testo del genere aiuterebbe le persone a non spaventarsi quando dovranno metterle in pratica.

Ottima idea! Incrociamo le spatole per sperimentare nuove ricette che speriamo presto di pubblicare!

Grazie al Dottor Piccini da KETOGOURMET!

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KETOGOURMET intervista Fabio Piccini /1

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Cari amici di KETOGOURMET, leggere il primo libro in italiano sulle diete chetogeniche ci ha fatto venire un gran buonumore, e soprattutto ci è venuta voglia di fare qualche domanda all’autore, il dottor Fabio Piccini.

Oltre al libro sulle diete chetogeniche,  Fabio Piccini è autore di numerosi altri volumi sulla nutrizione e sul metabolismo legato alla nutrizione: dieta mediterraneadigiuno intermittente, fatness, ri(e)voluzione alimentare, teorie nutrizionalimicrobioma umano, anoressia e bulimia.  

Grazie a Fabio Piccini  per aver risposto alle domande di KETOGOURMET!
Lei è un grande specialista del metabolismo legato alla nutrizione, che ha indagato in molti libri: cosa l’ha spinta ad interessarsi delle diete chetogeniche?

Tralascerei il “grande” e direi che, dato che faccio il ricercatore in scienza della nutrizione, oltre che il clinico, mi sono sempre interessato di patologie metaboliche con particolare attenzione anche alle loro applicazioni. E non ci piove sul fatto che le diete chetogeniche siano a tutti gli effetti delle diete metaboliche. Inoltre sono stato uno dei primi in Italia a interessarmi degli effetti biochimici e  fisiologici del digiuno intermittente, che altro non è se non un ulteriore modello di dieta metabolica con effetti comparabili a quelle delle diete chetogeniche.

Quali sono stati gli studi scientifici più significativi sulla dieta?

Gli studi significativi sulla dieta sono davvero tanti e sono andati crescendo sistematicamente negli ultimi quindici anni. La definizione dei protocolli MAD e LGIT e delle loro modifiche ha aperto il mondo delle terapie chetogeniche a una quantità di altre patologie e soprattutto a una quantità di altri paesi in continenti quali l’Asia o l’Africa i quali, per via delle loro tradizioni alimentari, erano impossibilitati a mettere in atto la KD secondo il metodo occidentale. Dagli indiani abbiamo imparato come usare i grassi mono e polinsaturi per indurre la chetosi, e come usare le spezie per incrementarne gli effetti, mentre dagli africani stiamo imparando a reintrodurre gli alimenti sinbiotici (fermentati che contengono sia probiotici che prebiotici). Insomma, si tratta di un campo in forte evoluzione nel quale purtroppo noi italiani siamo tuttora in coda.

 

Nella sua esperienza professionale, quanto è efficace la dieta chetogenica?

La mia principale esperienza nell’uso delle diete chetogeniche deriva dal loro utilizzo in patologie non neurologiche (con l’eccezione delle cefalee) utilizzando protocolli MAD e/o LGIT modificati mediante l’aggiunta di digiuno intermittente, e posso dire che le trovo molto efficaci.

 

Il suo libro traccia un panorama di tutte le applicazioni della dieta; oltre all’area neurologica, per quali altre patologie lei consiglia una dieta chetogenica?

Sulla base della mia esperienza, consiglio le terapie chetogeniche per patologie come l’obesità, le policistosi ovariche, le emicranie e le cefalee a grappolo, il diabete di tipo 2 in fase iniziale (sindrome metabolica).

Al di là del campo strettamente medico,  il metabolismo indotto dalla dieta chetogenica può avere dei benefici sulla salute di una persona sana?

Se consideriamo che il collo di imbuto che raccoglie le principali malattie del progresso è il dismetabolismo del glucosio (insulino-resistenza e patologie correlate), qualsiasi protocollo che riduca l’impatto glicemico della dieta non può che far bene. Pertanto anche persone che non soffrono di gravi patologie possono sicuramente trarre beneficio dai protocolli a più basso rapporto chetogenico, soprattutto se utilizzati in maniera ciclica. Come già detto, il fatto che gli effetti di una dieta chetogenica mimino quelli indotti dal digiuno intermittente e dalla restrizione calorica mi porta a pensare che questi protocolli siano destinati ad acquisire una sempre maggiore popolarità con il passare degli anni. Del resto la letteratura non fa mistero del fatto che tutti questi stili nutrizionali incrementino salute e longevità.

Non perdete la seconda parte dell’intervista, prossimamente su KETOGOURMET!!!

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